21 Febbraio 2014 • Nessun commento
Anteprime di Toscana: Chianti Classico Collection alla Leopolda
Vino e degustazioniTempo di anteprime. La settimana che sta finendo è stata piuttosto “impegnativa” per tutti coloro che lavorano nel mondo del vino: dai giornalisti enologici, agli operatori del settore, fino ovviamente alle aziende vinicole, costrette a turni e orari un po’ sfiancanti. E si prosegue ancora (Benvenuto Brunello a Montalcino). A Firenze le danze sono cominciate con Buy Wine alla Fortezza (15-17 febbraio), per poi procedere con il Vino Nobile di Montepulciano, la Vernaccia di San Gimignano e il Chianti Classico. Oltre alle degustazioni, tante le cene e presentazioni nelle splendide location di Firenze – da Palazzo Vecchio alla Chiesa di Santo Stefano al Ponte – frequentate dalla nicchia di esperti, che decideranno i migliori vini in circolazione, e faranno quindi il mercato. Ho avuto modo di dare un’occhiata a Chianti Classico Collection, alla Leopolda, nella giornata di mercoledì 19 Febbraio.
Ogni volta che entro in un contesto simile percepisco la “serietà” di tutto questo. Un mondo affascinante, lontano dalle folle, forse elitario, capace di dimenticarsi del nuovo governo Renzi, di Sanremo, di Kiev e delle Olimpiadi di Sochi2014. La cosa più importante è capire se la nuovissima Gran Selezione, lanciata proprio 1 anno fa, è davvero l’espressione più alta del Chianti Classico, superiore alla riserva, oppure un banale assemblaggio delle uve migliori, anche se di zone diverse. E a proposito di novità lanciate nel 2013, ovunque campeggia il nuovo Gallo Nero nella sua versione restyled, più ruspante che mai.
Per fortuna accanto agli esperti, che si esprimono solo in centesimi, ho notato la crescita di semplici appassionati: sommelier, giovani ristoratori, persone meno guidate dalle Sacre Scritture (le 7 guide di cui ho già parlato) e più dalla curiosità, dall’olfatto e dal gusto. Tante donne, anche dietro agli stand, a dimostrazione che il mondo del vino sta cambiando. E tanta attenzione al biologico, alla qualità, al rispetto dei tempi sia in vigna che in cantina.
Non ho la presunzione di fare un resoconto tecnico (per quello trovate gli ottimi post di Andrea Gori sia sul suo blog che su Intravino), ma solo raccontare alcune impressioni, quello che ho visto e qualcosa che ho assaggiato. Un post per tutti coloro che non possono partecipare a questi eventi perché non sono giornalisti, o magari perché di mercoledì pomeriggio hanno un altro lavoro. Tutto qui.
Se poi siete ancora curiosi, se cercate in Rete, troverete un bel po’ di contenuti. Mi sono resa conto di non essere l’unica a girare con l’iPad. No, non erano i produttori, nè tantomeno i giornalisti della carta stampata, quanto piuttosto sono stati piuttosto i visitatori quelli più attivi sui Social Networks. Twitter, Instagram, Facebook.
Veniamo a noi. Dopo l’ingresso ho ritirato il mio calice, bellissimo con il logo del Gallo Nero; è della RCR, la stessa di cui in questi giorni potete collezionare i bicchieri con i punti della Coop. Non lo sapevo ma sono realizzati in LUXION®, un innovativo cristallo senza piombo, particolarmente brillante (se volete sapere perché guardate sul loro sito), molto resistente e capace di passare indenne a oltre 1000 cicli di lavaggio in lavastoviglie, senza diventare opaco. Buono a sapersi!
Nella prima sala c’erano anche la degustazione di olio extravergine d’oliva e una selezione di produttori gastronomici d’eccellenza (Consorzio Prosciutto di San Daniele, Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana, Consorzio Mortadella Bologna, Consorzio Tutela Pecorino Toscano, Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano e altri). Ma non mi ci sono fermata, anche perché tanto fra poco arriva Taste.
Ecco dunque la sala principale, con le 142 aziende presenti, divise secondo le 9 aree del Chianti Classico, ovvero Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Poggibonsi, Castellina in Chianti, Greve in Chianti, Tavarnelle Val di Pesa, Barberino Val d’Elsa.
Prima ho girellato un po’ guardando i nomi e poi mi sono fermata dove capitava o dove riconoscevo facce amiche, evitando i nomi più blasonati, i cui stand erano ovviamente presi d’assalto.
Il primo assaggio è stato presso la Fattoria di Montemaggio, azienda di Radda in Chianti, che qualche anno fa è stata acquistata da una giovane donna russa che si è innamorata della zona, della fattoria e dei suoi vini. E qui si è trasferita. Come dice il nome, dal latino Monte Maior, siamo in collina, a una certa altezza, ecco quindi che troviamo le vigne a 600 metri.
Le escursioni termiche, la raccolta a mano, con grande cernita sia dell’uva che dei chicchi, la fermentazione avviata con il controllo della temperatura e non con i lieviti aggiunti, fanno sì che l’azienda non solo sia biologica certificata, ma riesca a produrre vini eleganti. Che escono più tardi e richiedono più tempo, ma sicuramente vanno nella direzione di una ricerca della qualità. Una nota distintiva il rifiuto del passaggio in barrique, per evitare sentori di legno così comuni ad altri vini. Solo botti grandi per esaltare il vero sapore del vino. Oltre al contenuto, la nuova proprietà si è occupata anche del contenitore, proponendo una nuova etichetta con il volto di donna, e il tappo in vetro per il Rosé.
Spostandomi in zona Gaiole, il secondo stop è stato presso il Barone Ricasoli per assaggiare il Chianti Classico Brolio 2012 (Sangiovese, Merlot e Cabernet) che al contrario dell’azienda precedente fa i suoi bei 9 mesi in Barriques e si sente! A seguire ho assaggiato anche il Castello di Brolio e il Cru 100% Sangiovese (entrambi fanno 18 mesi nel legno).
Terzo pit stop invece a Castelnuovo Berardenga, nella parte più a sud del Chianti Classico, per l’azienda Fèlsina, che si dichiara con orgoglio portavoce del Sangiovese. Lavorano in maniera tradizionale, poca barrique, la vinificazione in vasche d’acciaio e poi botti grandi. Fra i vini assaggiati il Rancia, una riserva cru, da vitigno Sangiovese 100% situato in una zona alta del Comune di Castelnuovo (circa 400 metri), laddove un tempo c’era un monastero benedettino.
Tornando nella zona di Radda, sulla strada che va verso Castellina, ecco un piccolo produttore, Istine, che ha iniziato a imbottigliare nel 2009 (prima vendeva vino sfuso) con appena 3000 bottiglie. Il volto sorridente di Angela Fronti mi racconta la storia di questa realtà familiare: nel 2011 la produzione è stata di 6000 bottiglie, nel 2012 di 18000. Le vigne sono sparse in varie zone, alcune molto elevate, diremmo quasi in posizione panoramica! Fermentazione in vasche d’acciaio, invecchiamento in botti di rovere. La produzione dei vini produce effetti molti diversi nelle varie annate. Forte la differenza fra il 2011 e il 2012 sia a livello di grado alcolico che di acidità.
Quinta fermata a Greve in Chianti per l’azienda agricola I Fabbri, con il Chianti Classico Lamole e Terra di Lamole, e infine il Riserva 2010. 9 ettari di vigneti, che salgono verso l’alto. Un’azienda al femminile, che è stata rilanciata dal 2000 dalla proprietaria Susanna, e che oggi segue i principi dell’agricoltura sostenibile (infatti sono biologici certificati). Belle le etichette che richiamano quelle storiche.
Ho assaggiato anche la Gran Selezione I Fabbri 2011: 100% Sangiovese.
Chiudo con un’altra micro azienda: Montefioralle, nei pressi dell’ominimo borgo, dalle parti di Greve in Chianti. Solo 2 ettari di vigneto, che un tempo erano beneficio parrocchiale e poi il nonno dell’attuale proprietaria Alessia Sieni – che bello! un’altra donna dietro a un’azienda del vino – ha ripreso, per poi passare dalle cure del babbo, fino ad oggi. Mantiene una dimensione familiare, con circa 10.000 bottiglie prodotte ogni anno, ma con qualche bella soddisfazione: hanno infatti da poco festeggiato l’inserimento dell’Azienda Agricola Montefioralle nella guida SLOW WINE 2014.
Il Chianti Classico Riserva 2010, profumato ed elegante, viene dalle viti più vecchie (almeno 15 anni di età) passa 24 mesi in botte piccole molto usate (almeno 3 o 4 cicli).
Nel complesso davvero una bella atmosfera e un paradiso per gli amanti del vino.