3 Febbraio 2013 • 16 commenti
Accesso all’Olimpo Pinchiorri
Eventi • Mangiare fuori • RistorantiNon capita tutti i giorni di poter cenare all’Enoteca Pinchiorri. Perciò quando ho ricevuto un invito a una cena di giornalisti non ci credevo. Primo perché in genere mi dimentico che sono una giornalista, secondo perché di solito noi blogger siamo sempre snobbati e considerati di serie B; e forse tutto sommato questa poca attenzione ci garantisce più libertà d’azione e indipendenza di pensiero. Ma di fronte a un invito del genere… ho ceduto. Un ristorante Tre Stelle Michelin, che ha da poco festeggiato i 40 anni di attività, capace di attirare turisti da ogni parte del mondo solo per una cena qui, merita rispetto. (E che turisti! a un tavolo nella stanza di fianco, un gruppetto di russi ha speso la modica cifra di 20.000 €!).
Tuttavia voglio raccontare la serata, dal momento che sono consapevole che molte persone – a cominciare da me – non se lo possono permettere di cenare spesso qui; spero quindi di farvi vivere le mie emozioni, quelle che ho provato varcando la soglia dell’Olimpo, con quella blanda sensazione di essere un’intrusa. O forse un po’ Cenerentola al ballo? Boh!
C’è da dire che da fuori sembra quasi un posto normale, uno dei tanti bei palazzi di via Ghibellina, che condivide l’ingresso con un lussuoso hotel (Relais Santa Croce ndr); ma appena varcata la soglia, comincia la coreografia di persone che ti accolgono, ti servono, ti accompagnano, ti porgono una cosa o ne portano via un’altra. In una sorta di ballo in punta di piedi, forse sulle note del pianoforte a coda, tutti hanno il loro ruolo sul palco, per far sì che tutta la macchina funzioni a meraviglia, regalando agli ospiti una memorabile serata.
Mi hanno presentato la signora Annie Feoldie, così sorridente e cordiale da ammutolirmi, salvo cominciare a dirle banalità da salotto (“il ruolo delle donne in cucina.. ci sono poche donne chef…”).
Con non so quale coraggio ho chiesto di poter vedere la cucina (o dovrei dire le cucine?) e Alessandro Tomberli, il gentilissimo e affascinante maitre dell’Enoteca, capace di metter a suo agio anche il più esigente dei clienti, mi ha accompagnata alla scoperta dei meandri e dei segreti dell’Enoteca.
A cominciare dal battaglione – pardon brigata – di cuochi, aiuto-cuochi, ecc. capitanati da Italo Bassi, da oltre 20 anni colonna portante del ristorante, insieme al suo alter-ego Riccardo Monco. Non ho osato indugiare, per non rompere la magia di quel luogo di creazione. Abbiamo proseguito il tour verso la zona dove vengono realizzati i dolci per alcuni piacevoli incontri (Luca e Miranda).
Meglio di Virgilio con Dante, Alessandro mi ha mostrato le varie sale e mezzanini che legano questo palazzo a quelli adiacenti. Per la prima volta in vita mia ho invidiato i fumatori, dopo aver visto la saletta fumatori!
Ma ora veniamo alla cena, penso sia quello che tutti vogliono sapere.
Ci hanno fatto accomodare a un tavolone ovale immenso, capace di far impallidire Artù e i suoi Cavalieri. Mi sono guardata intorno per accorgermi di essere circondata da giornalisti delle principali testate (la Repubblica, La Nazione, l’Unità…) e critici gastronomici, ma ero di sicuro la più giovane e.. una delle poche donne presenti. Che la buona tavola sia appannaggio degli uomini?
Non ho avuto molto tempo per riflettere su questo, perché quasi immediatamente sono entrati in stanza i camerieri con il primo piatto del menù.
Abbiamo iniziato con un’orata marinata al finocchietto e basilico, con quinoa, maionese di patate e barbine rosse. Eccezionale. Piccolo dettaglio di stile: i piatti erano serviti assortiti: uno bianco, uno nero. Molto scenografico. Come del resto tutto quanto: i bicchieri, il tavolino per la borsa, i vari piattini e vassoietti.
Ovviamente come potete immaginare, c’era una persona per l’acqua naturale e una per quella gassata, poi qualcuno che portava il pane (alla cipolla, al cavolo nero, al pesto…), chi decantava il vino e lo serviva.. insomma un esercito di camerieri. Ma a parte un ragazzo asiatico un pelino teso, gli altri erano tutti molto sorridenti e tranquilli.
Dopo l’orata ci hanno servito il risotto “come un cacciucco”, ovvero a mo’ di zuppa con gamberi e cappesante, e sopra delle tegole aromatizzate all’olio. Ottimo.
Ma la mia favorita è stata la crema di castagne con fegato grasso e foglie di sedano. Sopra avevano appoggiato delle lamelle di mandorla croccanti, che si sposavano alla perfezione con la crema. Me ne sarei mangiata una vagonata. Purtroppo la porzione – nel bellissimo piatto fondo – era minima.
Il piatto più atteso – pare sia un must – era il maialino di razza “Mora Romagnola” con lenticchie stufate, mela e cannella. Molto buono. Il mio commensale di sinistra, Paolo Pellegrini, era entusiasta.
Per finire: la creazione del giovanissimo talento che si occupa dei dolci, il pasticcere Luca Lacalamita, di soli 26 anni!
Ci ha preparato un “millesfoglie” di cioccolato amaro, olio d’oliva e limone, che altro non era che una composizione di sfoglie sottilissime e croccanti di cioccolato di diversi tipi, tenuti insieme con crema di limone o cioccolato o.. altro. A un certo punto non riuscivo più a scindere, stavo solo mangiando questo tripudio di sapori e consistenze.
Doveroso citare le mini meringhe ripiene di cioccolato e caffè, portate come extra. Non avevo scordato quanto erano buone le meringhe di Pinchiorri; ebbi la fortunata occasione di provarle un paio d’anni fa (una al caffè e una allo yogurt) e da allora mi erano rimaste nel cuore. E a me in genere le meringhe non fanno impazzire!
Last but not least, i vini. Abbiamo iniziato con un Lambrusco Rosè 2010, Cantina della Volta, Selezione Giorgio Pinchiorri. E sono riusciti a farmi piacere due cose che in genere non amo: il lambrusco e i rosè! Poi è arrivato il Puligny Montrachet Combettes 2007, Domaine Leflaive. Uno Chardonnay eccezionale. Ho continuato a berlo tutta la sera. La terza proposta era un vino molto scenografico – sia nella bottiglia che nel decanter – Stefano Ricci 2010, Cuvée Giorgio Pinchiorri.
E per finire, my favourite! Un Vintage Port 1997, Quinta do Vesuvio. Sublime.
A chi – inevitabilmente – tirerà fuori le solite critiche “ma certi prezzi sono folli”, “ma stiamo scherzando..” o altro, voglio ricordare due cose. Ho iniziato dicendo che questo ristorante merita rispetto. Penso che un ristorante che abbia a busta paga regolare 60 dipendenti meriti molto rispetto. Inoltre un ristorante che fa arrivare turisti danarosi, da ogni parte del mondo, è una manna per Firenze (peccato poi li facciamo scappare in 1000 modi). Se riuscissimo a trattenerli qualche giorno in più, ne guadagneremmo tutti quanti.
Questo ristorante è “Il ristorante” e come dici tu merita molto rispetto. Il fatto di averlo a Firenze ci deve inorgoglire e molto.
Non parliamo di soldi o di prezzi, non è chic.
🙂
Nelli, ma poi per sfamarvi siete andati a mangiare una pizza ?
Scusami ma io sono un pò alla buona…:-D
E sono anche curioso: si può sapere quanto avete speso a testa (se vuoi anche privatamente via email) ?
Ciao Ale in questo caso non ho pagato. Era una cena ad invito per la stampa.
Pero’ se sei curioso dei prezzi, ecco qua il menù sul sito ufficiale.
Io sono impallidita quando ho visto che solo l’orata costa 90 €!!!
Concordo pienamente con l’ultima parte dell’articolo. Poche parole che colgono in pieno le contraddizioni di questa città, che però amo perchè è la mia (detta alla fiorentina).
Complimenti !!!!
Grazie Claudio 🙂
I prezzoi praticati dal codesto ristorante non sono giustificati ne giustificabili ne dalla qualità ne dalla ricercatezza dei prodotti ne dalla qualificazione del personale che ci lavora.
E’ ridicolo vedere i costi delle pietanze presentate per non parlare dei vini e pagareI una bottiglia d’acqua 15 euro è semplicemente vergognoso. Ricordo a tutti gli estimatori entusiasti che esiste una morale che va rispettata e a coloro che si sperticano in complimenti ossequiosi ma non hanno pagato il conto perchè invitati mi sento di dirgli che i loro giudizi forse risentono leggermente di non essere stati allegeriti in modo siffatto. La qualità ha si un prezzo ma nel mondo esiste la decenza e la serietà di tante persone che praticano ottima ristorazione ma non scendono nel ridicolo di costoro.
Caro Roberto
Mi dispiece per te se non ci arrivi e ti riduci a parlar male pur di parlarne.
Con tutto il rispetto e senza esprimere giudizi rilevo che cafoni si nasce e ci si rimane anche se si fanno i quattrini.
Per quelli come te ci sono i locali di pesce “arrivato ora dalla barca” alle 19,30 di sera dove il cameriere ti da del tu anche se non ti conosce ed alla fine ti offre lo “sgroppino” dopo averti scucito almeno 120 euro a cranio per una cena che ad esser furbi ti sarebbe costata 60 euro solo 300 metri più avanti.
L’Enoteca è qualcosa di più che un ristorante: è un esperienza mistica! In più per uno come me amante del vino è una tempio!
E’ pure molto conveniente perchè quello che ti danno loro non te lo da nessuno in Italia e pochissimi in Europa.
Quando me lo sono potuto permettere ci sono andato ed ogni volta è stata un esperienza unica e non solo per il vino ma per tutto il contesto.
Ricordo di essermi commosso davanti ad un insalata!
Questo è il mio parere e non cambierò di certo opinione adesso che non mi posso più permettere di andarci a mangiare all’Enoteca.
Ma tanto non capirai e va bene così: a questo mondo c’è davvero posto per tutti!
vorrei far sapere che il lusso, l opulenza, il gusto è un bene soggettivo… Come è stato più volte dimostrato, vedi moncler venduti a 2000 euro ma costati 19 al di là di questo, la stessa cosa vale su un piatto per quanto lavoro, stress o costo nel farlo il prezzo finale non giustifica la cifra a volte, eccetto per i vini discorso a parte, quindi si mangia benissimo nella più semplice trattoria a prezzi modici, che nella elaborato ristorante a tre stelle, figlie come tutte le mode,le linee guida, le tendenze etc della globalizzazione, che fa anche dei danni nel suo sistema, una volta il mondo era piccolo, ma oggi è difficile meravigliarsi di ciò poiché siamo più informati, cresciuti e acculturati, li semplicemente è un posto dove servono piatti più elaborati, di qualità volendo e a prezzi strepitosi, poi la guida Michelin è come parlare di standard è purs o tutti quei grandi enti, lobby etc che vogliono dettare stili e dettami da seguire passivamente o no
vorrei far sapere che il lusso, l opulenza, il gusto è un bene soggettivo… Come è stato più volte dimostrato, vedi moncler venduti a 2000 euro ma costati 19 al di là di questo, la stessa cosa vale su un piatto per quanto lavoro, stress o costo nel farlo il prezzo finale non giustifica la cifra a volte, eccetto per i vini discorso a parte, quindi si mangia benissimo nella più semplice trattoria a prezzi modici, che nella elaborato ristorante a tre stelle, figlie come tutte le mode,le linee guida, le tendenze etc della globalizzazione, che fa anche dei danni nel suo sistema, una volta il mondo era piccolo, ma oggi è difficile meravigliarsi di ciò poiché siamo più informati, cresciuti e acculturati, li semplicemente è un posto dove servono piatti più elaborati, di qualità volendo e a prezzi strepitosi, poi la guida Michelin è come parlare di standard è purs o tutti quei grandi enti, lobby etc che vogliono dettare stili e dettami da seguire passivamente o no
Per quanto riguarda il rispetto in ultimo, non deve essere un alibi per certi ragionamenti generici, qualunquista,opportunisti o snob, dar lavoro non significa giustificare certi prezzi, e Firenze non vive certamente perché ce questo ristorante… Firenze è visitata in quanto città unica e storica e il ristorante ne trae vantaggio non viceversa siamo al ridicolo per carità
Nelli vorrei chiedere al signor Daniele di elencarmi quali sono le trattorie dove si mangia benissimo (e magari si spende poco) perché fra piatti ricolmi di sughi, olio, aglio, fritti, unti e bisunti non scorgo in città tutta questa eccellenza nelle trattorie. A meno che non mi intenda Buca Lapi o Cibreo, dove pero’ le cifre non si discostano poi tanto da quelle di un ristorante stellato, con le dovute proporzioni.
Povero Daniele, che discorsi retorici e banali! ma lei ogni quanto va fuori a cena? e queste fantomatiche trattorie dove si mangia benissimo.. che banalità contrapporre il cibo rustico con quello elevato di un posto che ha fatto della ricerca, della qualità e dell’eccellenza la sua missione.
Lei ci è mai stato in un ristorante 3 stelle Michelin? e in particolare da Pinchiorri? temo di no.
se ci andrà troverà un abisso rispetto a qualsiasi altra sua esperienza culinaria precedente. a partire dalla presentazione dei piatti, per proseguire nel SERVIZIO (qui si che sanno cosa vuol dire servire al tavolo, non come tanti troppi camerieri improvvisati che neanche sanno cosa portano in tavola), nella scelta degli ingredienti, nella cottura e in tanti altri aspetti.
Poi certo ognuno è libero di non destinare i suoi soldi a cio’ che mangia, così come ci sono persone che non investono soldi in un cappotto di cachemire fatto a mano (non certo i piumini Made in China).
Sull’ultimo punto mi permetto di dissentire: a leggere i dati del turismo eno-gastronomico sono sempre più le persone che viaggiano per provare esperienze legate al gusto (hai mai sentito parlare di Vinitaly? di Identità golose? di Taste?). Non si campa solo di cultura e dopo aver visto gli Uffizi e il David, ben venga un’esperienza straordinaria come quella che si prova da Pinchiorri.
Felicità sono riuscito a fatica a leggere tutte le sue banalità, vedo che l ignoranza e la cecità come la sua ha fatto sì che si rovini in nome della globalizzazione, il mondo, veda qualche bel documento di PresaDiretta per aprirle gli occhi e vedrà che la sua filosofia è uguale a quella dei potentati che stanno uccidendo il mondo, lei è il classico snob che crede di mangiare un bel gambero perché lo paga molto, poi che importa se un bimbo ci hà lavorato 8 ore a 80 centesimi e se per coltivarlo si sono distrutte intere foreste di mangrovie, rovinando inesorabilmente un ecosistema e le popolazioni che ci abitano, col bene placito della FAO e del UNICEF che non si muovono a sufficienza, che pena mi fa felicità lei contribuisca con questi ragionamenti a elevare il global io continuo a preferire i veri e sani valori che ci siamo persi di strada da mò,meglio ritornare alle origini delle umili trattorie di ieri che trovare le uova di Pasqua in agosto e il panettone a maggio
In ultimo la cucina gourmet elaborata certo che la conosco, dal congo belga ci verrà lei che con tanta saccenza snobba grandi realtà enogastronomiche della nostra bella Italia, lei hà letto senza capire, nessun cibo per quanto elaborato può valere 10.000 euro per una cena, qui il valore aggiunto non hà materialmente senso, non stiamo parlando del David di Donatello o di una pietà di Michelangelo, tutto il resto è valore aggiunto e soggettivo, lo hanno scoperto pure i compratori del moncler o borse Prada, dietro la facciata ci sono le vere leggi di mercato, veda la puntata di PresaDiretta del 15 3 2015, inizia con un bel resort alle Maldive da 2000 euro a notte, ma poi veda cosa creano attorno… FATTI FELICITÀ… Fatti!
eccole qualche manifestazione che può aver sentito…Cibus…Vin italy…Tipicità….G.A.T.E…..BUONVIVERE…GUSTO IN SCENA….etc etc..