19 Maggio 2015 • Nessun commento
FloraFirenze: ecco com’era
Parchi e giardiniOggi posto un altro articolo non scritto da me (perdonatemi ma è ancora dura riprendere il ritmo e non ho molto tempo a disposizione), ma da mio fratello, che ha visitato FloraFirenze, alle Cascine, poco prima che terminasse. Leggendo le sue parole, viene fuori un’idea abbastanza precisa di quanto deve esser stata bella la manifestazione, che dire.. se il prossimo anno la rifaranno, ci andrò pure io!
Se avete rinunciato a visitare FloraFirenze, convinti che si trattasse solo di una versione in grande della mostra-mercato di fiori e piante che ogni anno si tiene (più o meno negli stessi giorni) al Giardino dell’Orticultura, beh, ci dispiace, ma vi siete davvero sbagliati. Per una volta almeno le iperboli utilizzate per presentare e promuovere l’evento non sono andate sprecate. Abbiamo voluto controllare di persona. E quale migliore occasione di un pigro sabato mattina di primavera, ricco di sole ed ottimismo? Queste – in breve – le nostre impressioni. Che ora – a manifestazione oramai conclusa – costituiscono una sorta di bilancio.
1) Ottima l’idea di utilizzare l’incantato (ed incantevole) scenario del Parco delle Cascine (più precisamente l’Ippodromo delle Mulina) quale palcoscenico per una manifestazione del genere. Ed è la prima volta: un evento “verde”, nel verde del più grande parco cittadino.
2) Colpiscono le dimensioni della mostra-spettacolo: 120.000 mq di giardino! Nonché l’impostazione innovativa e l’eterogeneità dell’evento, in cui convivono giardini all’aperto e nei padiglioni, mercati, un’area dedicata alla land art, un concorso di composizioni floreali, e tanto altro ancora.
3) L’affluenza invece, almeno nel giorno da noi scelto, era piuttosto limitata. Sicuramente molti fiorentini hanno approfittato del bel tempo per passare al mare il fine settimana ed è giusto ricordare che la manifestazione volgeva oramai al termine. Temiamo però che pure l’alto prezzo del biglietto possa aver scoraggiato molti potenziali visitatori. Ed è un peccato. È sicuramente qualcosa da tenere presente – ed eventualmente da rivedere – nel caso in cui, come ci auguriamo, la manifestazione venga ripetuta anche nei prossimi anni.
4) Buona invece l’idea di lasciare esterna e quindi aperta a tutti (senza dover pagare il biglietto, per esser più chiari) l’area mercato. Che era un po’ modesta, però.
Venendo invece a quanto abbiamo visto, sicuramente le foto racconteranno meglio delle nostre parole l’emozione visiva e l’esplosione di colori che abbiamo potuto vivere. Non possiamo fare a meno però di sottolineare la spettacolarità di alcune realizzazioni. Su tutto, nel padiglione 1 (vedi mappa), la grandiosa cascata artificiale, al cui interno era racchiuso un piccolo profumato giardino tropicale, ispirato alla foresta pluviale. La cascata era originata da una struttura a cupola, ricoperta da una composizione di oltre 5.000 azalee, prodotte sul lago Maggiore.
Spettacolari anche l’ossimoro giardino-deserti con i suoi singolari e quasi alieni cactus emergenti dalla sabbia e decorato con le belle sculture (installazioni?) dedicate al mare (altro ossimoro).
E poi una sorprendente collezione di bonsai: ovviamente siamo nel giardino giapponese. Mai visti tanti bonsai e di tale bellezza tutti assieme. Piante di tutto il mondo ed alcune ultra-centenarie.
Notevole anche il padiglione 2, quello delle collezioni, con il roseto e con l’agrumeto, curato da Oscar Tintori: decine e decine di varietà provenienti da tutto il mondo. Ci è piaciuto molto anche lo spazio intitolato al “fiore reciso” (nome un poco triste a dire il vero…) che ospitava un concorso di composizioni floreali dedicate al matrimonio: non proprio tutte, ma molte sì. Erano originali ed affascinanti nella loro singolare bellezza.
Al contrario, ci ha lasciato abbastanza perplessi l’area all’aperto dove – secondo quanto previsto dal programma – “gli alberi secolari del Parco delle Cascine facevano da sfondo alle opere di 18 artisti internazionali della Land Art forma d’arte contemporanea dove l’artista interviene direttamente sul territorio naturale, utilizzando i materiali che gli fornisce il territorio”.
Insomma questa forma d’arte l’abbiamo trovata un po’ fredda. Forse per capirla meglio, sarebbe stato utile qualche cartello esplicativo. Interessante, infine, anche il book-shop con molte pubblicazioni in tema.
Ad ogni modo il bilancio finale è più che positivo. Speriamo davvero che l’evento possa aver luogo anche nei prossimi anni.
Testo e foto di Betti Cuns e di Nicola Farinelli