27 Settembre 2022 • Nessun commento

La nuova mostra al Museo del Tessuto

Eventi

Ha inaugurato al Museo del Tessuto di Prato la prima mostra in Italia dedicata ad Ossie Clark e Celia Birtwell. Grazie al loro connubio hanno definito un immaginario e uno stile inconfondibile, il Flower Power, diventando un punto di riferimento nella Swinging London.

Questa collaborazione tra il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani vuole raccontare il percorso dei due creativi che hanno lavorato insieme completandosi in totale armonia. Mr & Mrs Clark racconta l’abilità nel disegno di Celia, che sviluppava le stampe ispirate alla natura e alle avanguardie artistiche, mentre Ossie con la sua abilità nei tagli e nella modellistica dava vita ad abiti sensuali e femminili. La loro unione è stata immortalata da David Hockney nel celebre dipinto “Mr and Mrs Clark and Percy”, (realizzato tra il 1970-71, conservato alla Tate Britain di Londra), che rappresenta non solo un ritratto di due stilisti, ma anche un manifesto di una nuova classe creativa tra arte e moda.

In mostra abiti disegnati dallo stilista londinese e provenienti dalla preziosa collezione di Massimo Cantini Parrini, celebre e pluripremiato costumista. A quel nucleo iniziale di abiti, le ricerche di Federico Poletti (curatore) hanno aggiunto materiali inediti, provenienti dalla collezione privata di Lauren Lepire a Los Angeles, e dagli archivi di Celia Birtwell e dalla famiglia Clark.

40 abiti iconici del loro momento di massima notorietà (1965-74), 10 gli abiti di carta, 7 i preziosi taccuini di Ossie e Celia, numerosi i disegni inediti, gli editoriali scattati da importanti fotografi internazionali, oltre a rari memorabilia, fino ai video con le incredibili performance/sfilate di moda di Ossie Clark.

IL PERCORSO DELLA MOSTRA MR & MRS CLARK

La mostra si apre con la foto che vede Celia e Ossie abbracciati, un ritratto emozionante scattato dall’amico Norman Bain (1967), che sintetizza il loro connubio professionale e personale. Protagonista di questa prima sala è la grande proiezione con la video intervista a Celia Birtwell che racconta del primo incontro con Ossie al Royal College of Art di Manchester, complice l’amico e artista Mo McDermott, tramite cui Celia conoscerà anche David Hockney. E poi la collaborazione con Alice Pollock e il periodo di Quorum, boutique e punto di incontro di artisti e musicisti (da David Bailey, Rudolph Nureyev, David Gilmore dei Pink Floyd) fino alle incredibili performance con le modelle e muse Pattie Boyd e Amanda Lear.

Mostrati anche i celebri sketch della tuta disegnata per Mick Jagger del 1973 in cui Ossie utilizza lo stesso approccio al design per l’uomo e la donna, superando i confini del genere.

Per entrare nel suo iter creativo sono in mostra anche i suoi preziosi sketchbook, fino a quelli del periodo d’oro (1968-69) dove il segno di Ossie si fa più spigoloso e astratto, giocando sulle forme di abiti a vita alta, i botticelli dress, e i pantaloni svasati con pattern floreali, i must have dell’epoca.

La seconda parte del percorso racconta il mondo artistico di Celia Birtwell, che si forma alla Salford Art School di Manchester. Si diploma in Textile Design trasferendosi presto a Londra nei primi anni Sessanta, dove produce i primi tessuti per arredamento in stile op-art. Anche lei resta colpita dalle mostre e collezioni del Victoria&Albert Museum, in particolare dai costumi di Leon Bakst e Sergej Djagilev per i Balletti Russi e dall’arte delle avanguardie storiche. Queste fantasie, unitamente all’amore del padre per la natura, rappresentano ispirazioni fondanti per il suo percorso. Lo stile di Celia – un mix di fiori e foglie stilizzate di botticelliana memoria – gioca sull’imprevedibilità degli accostamenti, a volte con elementi geometrici e riferimenti che spaziano dagli arazzi medievali inglesi al Cubismo e Pointillismo.

“Disegnare era naturale e lo trovavo quasi terapeutico. Partivo dal definire il viso che doveva avere personalità, altrimenti non continuavo… Mi ci sono voluti cinque minuti per creare la stampa Mystic Daisy, che è stata tra le più vendute e ha avuto una lunga vita”.

Sono esposti tre taccuini di Celia datati 1968 e 1970. Nella sala grande è la parte dedicata ad alcuni straordinari fotografi che hanno distillato immagini di grande forza evocativa degli abiti di Ossie e Celia, con un corner dedicato al rapporto speciale tra Celia Birtwell e David Hockney. L’artista inizia a ritrarla già nel 1969 con i suoi abiti romantici a stampa floreale. Tra Celia e David nasce una grande amicizia che li porta a viaggiare in tutto il mondo, a volte insieme al fotografo Peter Schlesinger. Visitano Marrakech, San Francisco, la Francia e specialmente Parigi accomunati dal comune amore per l’arte e le mostre. In sala è presente la riproduzione di uno dei famosi dipinti di Hockney in cui Celia indossa un abito floreale presentato in mostra, unitamente a un campione di tessuto originale dell’epoca, stampato nel laboratorio Ivo Prints di Londra, manifattura che attirò l’élite della moda dell’epoca.

Dopo il doppio percorso su Ossie e Celia, si entra nel cuore della mostra con la scenografica esposizione dei 40 look disposti su pedane in ordine cronologico, dal primo abito a pois del 1965 per arrivare alle creazioni del 1974, anno in cui le strade di Ossie e Celia si dividono per continuare in modo autonomo.

Sono stati selezionati i capi con i pattern divenuti cult, dalla Lamborghini Suit del ’69 e il completo di ispirazione orientale (1968) indossato da Amanda Lear, il mini dress “aeroplane” (del 1969 e fotografato da Jim Lee) e quello con stampa Monkey Puzzle, ispirato dai tappeti medievali; diversi gli abiti fluidi in chiffon e moss crepe con le stampe Candy flowers e Mystic Daisy (1970), Tulips (1972), tra cui anche i modelli con taglio a sbieco e l’abito floreale realizzato con la tecnica della stampa a riserva. Non mancano inoltre gli abiti con decorazione più astratta e geometrica, come quelli ispirati all’avanguardia russa e Kandinsky (1974) passando per i modelli dove è protagonista il color block, come il celebre abito “semaforo-traffic light” (1972) e altre creazioni della linea Ossie Clark/for Radley, che presentano solo stampe nella parte superiore.

Photo Marco Badiani

Completano la sala i tavoli sospesi dove si possono vedere una serie di numeri di Vogue, che testimoniano il successo del brand, oltre alla grande proiezione con i video dei loro fashion show, come quello al Royal Court Theatre nel 1971 con il contributo musicale di David Gilmour, uno dei fondatori dei Pink Floyd.

Ultima parte di questo ricco itinerario è il guardaroba che comprende 10 abiti di carta, che rappresenta l’espressione perfetta di quel senso di rinnovamento culturale e sociale che incalzava negli anni Sessanta e che divenne un fenomeno di massa che si diffuse negli Stati Uniti d’America e in Europa. Le giovani generazioni, tra il 1966 ed il 1969, divennero voraci consumatori di questi abiti bidimensionali, coloratissimi ed economici. L’abito di carta divenne presto uno strumento di merchandising in grado di veicolare lo stile della moda del momento, ma anche messaggi politici e culturali del tempo.

Fu questo grande potenziale espressivo, che spinse molte aziende a collaborare con stilisti, tra cui lo stesso Ossie Clark, Paco Rabane, Pierre Cardin e Givency, e artisti, quali Andy Warhol e Herry Gordon per la progettazione e realizzazione degli abiti di carta.

Mr & Mrs Clark
Ossie Clark and Celia Birtwell. Fashion and Prints 1965-74
Fondazione Museo del Tessuto di Prato e Fondazione Sozzani di Milano
Museo del Tessuto
dal 17 settembre 2022 al 8 gennaio 2023
Orario: 10-15 (da martedì a giovedì); 10-19 (venerdì, sabato) 15-19 (domenica) Chiusa lunedì
Museo del Tessuto, via Puccetti 3 – 59100 Prato
Ingresso: 10 €; ridotto 8€
info@museodeltessuto.it – www.museodeltessuto.it


Fondazione Sozzani
Inaugurazione Domenica 15 gennaio 2023
dal 16 gennaio al 10 aprile 2023
Fondazione Sozzani, Corso Como 10– 20154 Milano
galleria@fondazionesozzani.org – fondazionesozzani.org

Foto Marco Badiani


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