15 Marzo 2021 • Nessun commento

L’arte ci salverà (recensione di un libro)

Cosa fare in città

Ho deciso di (ri)cominciare a parlare di libri. Lo facevo nel vecchio blog di tanto in tanto. Poi, chissà perché, hanno prevalso altri argomenti. Ora ho deciso di tornare a parlare di cultura. E quindi, quando mi capiterà l’occasione, voglio parlarvi di libri. Libri che abbiano ovviamente un nesso con Firenze. Che sia l’autore, la trama o altri riferimenti. Parto con un testo importante scritto a 4 mani: “Arte è Liberazione” di Tommaso Montanari e Andrea Bigalli.

Gli autori

Tommaso Montanari è uno storico dell’arte, giornalista e saggista, le cui opinioni talvolta generano reazioni conflittuali. Andrea Bigalli, o dovrei dire Don Andrea – è il prete che mi ha sposata! – oltre a essere un parroco alle porte di Firenze, è anche docente di Scienze Religiose e un valido critico cinematografico (vi potrà capitare di sentirlo alla radio!).

Di cosa parla il libro

Il libro è un viaggio attraverso l’Italia, tramite l’analisi di 20 opere d’arte, di altrettante regioni. Il motivo è indicato dal titolo: l’arte è liberazione.

Il cinema, la musica, la letteratura… ci aiutano a evadere da un mondo triste, dominato da un pensiero dominante, ma anche da un mondo pieno di dolore. E mai come il 2020 ci insegna che ce n’è bisogno. Chissà se quando l’hanno cominciato a scrivere avrebbero mai potuto immaginare quanto sarebbe stato attuale.

L’arte libera le nostre menti e i nostri cuori, ma può mostrare anche diversi punti di vista sulle cose. E ci fa capire che le valutazioni forse andrebbero fatte a distanza di anni, se non di secoli.

Perché mi è piaciuto

Perché mi piace? perché oltre alla filosofia di fondo – l’arte come liberazione e come risposta alla bruttezza del mondo intorno a noi – è anche un libro che fa venire una gran voglia di viaggiare. Soprattutto in quella Italia meno conosciuta ma ricca di capolavori.

Il Tempietto Longobardo in Friuli

Penso a quella perla che è il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli, le cui maestranze Montanari fa collegare ai palazzi omayyadi di Qasr el-Heir (oggi in Siria) e di Khirbat al-Mafjar (attuale Israele).

Oltre al fascino che questa ipotesi si porta con sé, mi piace anche il pensiero successivo:

Pensare che gli occhi allungati delle sante di Cividale siano stati plasmati da artisti orientali così strettamente collegati alla cultura islamica significa pensare che i Longobardi abbiano portato nella nostra storia non il seme di una identità chiusa ed esclusiva, ma al contrario il seme di un’apertura al mondo che è la vera cifra dell’essere italiani.” (cit. Montanari).

La Cappella Brancacci a Firenze

In Toscana, l’opera scelta è la Cappella Brancacci, in piazza del Carmine a Firenze, un “luogo unico nella storia della cultura europea” nel quale Masaccio, “un artista venticinquenne (che sarebbe morto due anni dopo) cambiò il corso della storia dell’arte portando sull’altare lo spazio e i corpi del mondo reale“. (cit. Montanari) Molto prima di ciò che avrebbe fatto Caravaggio, al quale è dedicato il capitolo su Napoli.

Masaccio, come altri artisti dovette confrontarsi con le indicazioni date dai committenti, che volevano vedersi raffigurati nei Santi. “Contro coloro che chiedevano di dipingere Gesù e i santi con le proprie facce e identità, la propria arroganza e la propria supponenza (…) i migliori fra loro raffigurarono la libertà e la fierezza di essere poveri. Dipinsero le persone semplici, le loro facce, le fisicità modellate, sovente sformate dalla durezza del lavoro e dall’esistere. (…) Perché se un senso si deve perseguire è quello che incarna chi vive onestamente, rifuggendo il potere, chiedendo giustizia senza piegarla al proprio tornaconto..” (cit. Bigalli)

La Maddalena Penitente del Canova a Genova

Il racconto/analisi che mi ha sorpreso di più? quello su La Maddelena Penitente del Canova a Genova, opera che nella mia ignoranza non conoscevo, anche perché molto diversa dalle opere più famose di Canova, ovvero quelle neoclassiche.

Sia la parte di Montanari che quella di Andrea Bigalli mi sono piaciute. Ma è soprattutto la parte di Don Andrea che mi ha colpito per la sua contemporaneità. Lo spunto che da questa statua porta a una riflessione sul corpo della donna oggi, sugli sguardi maschili e su un tema molto attuale, quale il femminicidio che si presenta “drammaticamente come un disperato tentativo di alcuni uomini di non abdicare, da un luogo di controllo, la presa di potere su quelle donne considerate proprie; e sulle donne in generale, come proiezione nella violenza di un desiderio frustrato, quello di un ruolo rassicurante e determinato secondo coordinate culturali stabili, secolari“.

Belli e pieni di spunti anche i racconti sui Bronzi di Riace, eroi da ammirare o brutali guerrieri uno dei quali pure cannibale?, sulla Cattedrale di Siracusa, prima Tempio di Atena, poi moschea, poi Chiesa Cristiana, o sull’opera “Le Sette Opere di Misericordia” di Caravaggio a Napoli, o ancora la Chiesa di San Pietro a Tuscania, scelta da molti registi come set di film importanti.

Dalla storia e dall’arte: tanti insegnamenti

Non pensate che sia un libro di storia dell’arte avulso dal mondo di oggi. I riferimenti alla politica, all’economia e all’attualità sono molteplici. Quasi a indicarci nell’arte passata uno strumento per comprendere il presente.

Tanti anche i riferimenti culturali dei due autori con un immenso bagaglio personale, capaci di spaziare dall’arte tradizionale a quella contemporanea, dal mondo della fotografia a quello del cinema e della letteratura, facendo venire voglia di conoscere di più sui tanti nomi, luoghi e citazioni riportate. Ammetto di aver googlato più di una volta il nome o l’opera di volta in volta menzionata.

Un libro forse non facilissimo nella lettura ma che invoglia la rilettura.

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