3 Novembre 2016 • Nessun commento
L’Ente Cassa apre (gratis!) le sue porte con In Collezione
MostreUn paio di domeniche fa ho preso parte a una visita guidata, fra i meandri dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, per un’iniziativa degna di nota, che voglio condividere con voi lettori: In Collezione.
L’Ente ha deciso di aprire la sua collezione privata di quadri e altre opere d’arte, normalmente non visibili al pubblico, per un periodo di 3 mesi.
Ogni fine settimana, fino al 15 gennaio 26 febbraio 2017, è possibile visitare gratis la collezione privata della Fondazione di origine bancaria.
E’ un’occasione più unica che rara! Le visite sono guidate, con storici dell’arte, e durano circa 1 oretta. Sono, come detto, gratuite, ma è obbligatorio prenotare, perché sono gruppi a numero chiuso. Vengono svolte anche in lingua inglese.
Com’è nata la Collezione
La collezione dell’Ente Cassa di Risparmio si è formata nel corso del ‘900 grazie alla vecchia Cassa di Risparmio fondata nel 1829; nei vari decenni è stata ampliata grazie a cessioni e incorporazioni di beni degli antichi monti di Pietà, nonché acquisizioni e aste – come nel caso del recupero di un’opera del Perugino a un’asta di Sotheby’s nel 1990 – che sono proseguite fino ai primi anni del 2000, quando la Fondazione ha rilevato il tutto, ripensandone anche la collocazione.
In questo video il direttore dell’Ente Cassa Gabriele Gori racconta il perché di questa apertura dell’Ente Cassa, ora Fondazione, alla città di Firenze.
Voglio raccontare com’è stata la mia visita. Chiedo scusa se ci saranno refusi artistici, ho preso appunti sullo smartphone.
La visita guidata
Ad accompagnarci lungo il tour Giovanni Serafini, un giovane e preparato storico dell’arte, che ha una passione infinita per la sua materia, capace di parlare per ore, senza mai essere noioso o pedante.
Giovanni ha cominciato dal piano terra dove si trova la statua della Dovizia del Foggini la cui copia possiamo ammirare in piazza Repubblica, la cosiddetta Colonna dell’Abbondanza. Non sapevo che la statua del 1721 copia quella antecedente di Donatello (1430), malridotta per agenti atmosferici dopo 200 anni di esposizione all’aperto!
Storia del Palazzo
Prima di salire al primo piano ci è stata raccontata un po’ la storia del palazzo: dalla parte più antica della famiglia Pucci alle splendide vetrate dei fratelli Galileo e Tito Chini (anni ’20-’30), conterranei del marchese Guglielmo Pecori Giraldi (erano tutti del Mugello), fino all’estensione attuata nel dopoguerra da Giovanni Michelucci, esponente del razionalismo fiorentino, che trova forma nella bellissima scala di raccordo fra vecchio e nuovo, una sorta di apertura della banca verso il giardino.
Salendo le scale
Nelle scale trovano posto 3 ritratti, tutti importanti, ma due raffigurano personaggi cruciali per la vita di Firenze: Pietro Leopoldo, primo Granduca Asburgo-Lorena, sovrano illuminato e creatore dell’Accademia dei Georgofili e Maria Luisa, l’elettrice palatina, colei che ha vincolato a Firenze i tesori dei Medici, oggi raccolti agli Uffizi.
In cima alla scala un piccolo manufatto si fa notare: proviene da Doccia – vi dicono niente le Manifatture Ginori? – e unisce arte e natura (corallo). Curioso l’aneddoto che vuole lo stesso Ginori immergersi nei fondali di Calafuria per deporre opere d’arte, nell’attesa di un intervento della Natura.
La stanza del Presidente
Da qui si accede alla sala del Presidente che, fortuna sua, lavora circondato da tanti capolavori, a cominciare da una serie di vedute di Firenze del 1600/1700, unica al mondo nel suo genere. Belli i quadri dello Zocchi (1744) con la pescaia di San Niccolò e piazza San Firenze.
La sala dei macchiaioli
La sala successiva ci porta nel 1800, con un tributo ai Macchiaioli, eterogenei nell’uso della famosa “macchia” e nei temi affrontati.
Si va dalle malinconiche atmosfere un po’ decadenti della Maremma – il buttero malinconico, seduto su un tronco all’ombra, di Giovanni Fattori, capostipite del movimento – a rappresentazioni più belliche, come la scena del Curtatone di Pietro Senno.
Per finire con il trionfo di Firenze Capitale, ovvero Il passaggio di un drappello di artiglieria da piazza San Gallo (1885) di Ruggero Panerai. Qui la macchia è espressione di vita, celebrazione del progresso, e dove lo si fa? Proprio su quei viali che il Poggi aveva appena inaugurato.
La sala dei fondi oro
La sala successiva è abbagliante! Non a caso la chiamano la sala dei fondi oro. Si fa un passo indietro nel tempo, ovvero al 1300 e forse anche prima.
Opere di pregio e rare, a cominciare da una predella attribuita a Giotto con la rappresentazione di San Francesco e San Giovanni Battista, entrambi santi cari a Giotto.
Non da meno la Madonna col bambino di Paolo Schiavo e la Madonna col bambino di Mariotto di Nardo, si pensa proveniente dalle demolizioni ottocentesche del ghetto di Firenze.
Ma è la stanza stessa che merita di essere ammirata, grazie alle decorazioni lignee sempre opera dei fratelli Chini, come raccontato brillantemente dalla nostra guida in questo video.
La Sala d’attesa – Vedute di Firenze Antica
Carina la sala d’attesa tappezzata di Vedute di Firenze antica di Fabio Borbottoni, soprattutto per il fatto che questo pittore ha in qualche modo lasciato una testimonianza di Firenze prima del cambiamento ottocentesco. Sono più di 120 opere che raccontano la città, le sue mura, le antiche porte, e alcune chiese, prima delle demolizioni legate a Firenze Capitale.
La Sala Riunioni
La Sala riunioni, al primo piano, cela alcuni dei quadri più importanti di tutta la collezione.
Troneggia il tondo di Filippino Lippi (1485-1486) che potrebbe benissimo stare agli Uffizi o al Louvre. Un’opera mirabile, che da sola vale la visita.
Gli fanno degna compagnia un quadro del Ghirlandaio e un Cristo di Andrea della Robbia.
Bellissima anche la Madonna di Francesco Botticini.
Il tondo di Filippino Lippi
E’ il tondo quattrocentesco più grande del mondo: un diametro di 173 cm!
Non banale come composizione, non foss’altro che per la difficoltà di fare un’opera di tale forma. Ma Filippino Lippi su questo non era impreparato, in quanto “gareggiava” col padre Filippo Lippi che aveva studiato la forma tonda, e infatti raccorda la composizione al tondo con accorgimenti all’avanguardia: il trono non è centrale e le curve delle figure si allineano al tondo.
Interessante anche il mood di fondo: se guardiamo con attenzione i personaggi rappresentati, sono tutti venati di malinconia. C’è il bambin Gesù, ma c’è come la consapevolezza che morirà sulla Croce.
Curioso il particolare dello spartito della canzone che si intravede: “Desperata fortuna” un’aria triste che andava molto in quel periodo!
Del resto il periodo è quello in cui Lorenzo Il Magnifico aveva appena perso il fratello nella congiura dei Pazzi… tuttavia la speranza non è sparita del tutto. Infatti i fiori portati dagli angeli sono dei bucaneve (fiore che annuncia la primavera quando ancora c’è la neve).
La sala assemblee
Nella grande sala assemblee ci sono varie opere del 15° / 16° secolo.
Si fanno notare le allegorie del Vasari, come la fortuna che domina il tempo e il ciuffo “occasio” (da cui la famosa espressione l’occasione va acciuffata!!!).
Bellissimo anche l’affresco Compianto sul Cristo morto di Pietro Vannucci detto il Perugino, acquistato come detto sopra a un’asta di Londra.
I contemporanei
Nell’ultima sala si fa un salto fra i pittori contemporaei. Nella parete di fondo ha l’aria familiare il quadro di Giovanni Colacicchi, che molti fiorentini hanno ammirato all’ex Cinema Gambrinus, che rappresenta la nascita del Cinema: Allegoria della danza e della musica per un cinematografo.
Pare che quando il locale è stato rilevato dall’Hard Rock nessuno fosse interessato a quest’opera, che è stata quindi acquistata dalla Fondazione. Un quadro tanto semplice, quanto elegante, con riferimenti alla mitologia greca e alle muse.
Ironico il quadro di Lorenzo Viani: Gli inglesi a Bagni di Lucca (1927-1928)
Incredibili i tre quadri di Primo Conti che sembrano espressioni dell’avanguardia francese: il “Ritratto di uomo con fiasco e bicchiere” ci ricorda Cezanne.
La cosa stupefacente è che l’artista ha dipinto queste opere fra il 1914 e il 1915, ovvero quando aveva fra i 13 e i 15 anni! A dimostrazione di una grande maestria tecnica, nonché sensibilità.
Insomma, è stata davvero una bellissima visita guidata.
Sono aperti 8 e 26 dicembre, il 6 gennaio e tutti i fine settimana fino al 17 gennaio 26 febbraio 2017. Considerato che è gratis, io lo stra-consiglio!
Per prenotare: incollezione@entecrf.it
Oppure via telefono 055 – 5384001