21 Marzo 2014 • Nessun commento
A pranzo all’Ora d’Aria
RistorantiQuando ricevi un invito a un pranzo di lavoro all’Ora d’Aria, come dire di no? Stavo facendo il conto di quando ci sono stata la prima volta, il giorno dell’inaugurazione in via de’ Georgofili e mi sono accorta che sono passati già 4 anni! Caspita come vola il tempo. Nel frattempo ha preso 1 Stella Michelin. Purtroppo non vado da Marco Stabile quanto spesso vorrei ed è un peccato, perché trovo che sia uno dei ristoranti più interessanti che Firenze possa offrire. E a pranzo è sicuramente più accessibile. Infatti era pieno.
La formula “Tapas” c’è ancora. Ho trovato come novità un simpatico menù a fumetti che spiega molto bene cosa puoi ordinare e la differenza di prezzo fra porzione normale e porzione ridotta. Inoltre c’è l’iniziativa con il Meyer per cui ogni tot € spesi, viene donato una parte all’Ospedale Pediatrico di Firenze. Abbiamo optato per 3 assaggi a testa: i primi due erano uguali, il terzo no.
Abbiamo cominciato con una coreografica tartare di manzo alla Pilsner Usquell con nocciole e caviale di tartufo nero, servita su piattino di legno stile giapponese. Favolosa.
Poi un classico di Marco: l’uovo alla poché, stavolta servito su crema di broccoli e con una fettina di tarese appoggiata sopra. C’era anche il lime, il cui profumo inondava piacevolmente il piatto.
Poi io ho preso una cosa che ordino sempre quando lo trovo in menù, perché sono curiosa di vedere come lo preparano: il baccalà. In questo caso era al burro nero e su una purea di ceci. Divino. Mi ha emozionato!
Invece il mio commensale ha ordinato un piatto più strano. Sulla carta c’era scritto frittella di alici con carpione di cipolla di Certaldo. Di fatto all’aspetto e alla consistenza si presentava come un Krapfen dolce con le alici e la cipolla dentro. I singoli componenti erano ottimi ma ammetto che la combinazione del tutto era molto stravagante, perciò forse non adatto a tutti i palati.
Per il resto: ottime le schiacciatine (le abbiamo ordinate 2 volte) e tutto l’insieme.
Per quanto rigurda il vino, l’aveva portato il mio ospite: una bollicina della Franciacorta che era più che gradevole.