25 Novembre 2015 • Nessun commento
Toscana900 a Villa Bardini
Musei e monumentiQuesta mattina ho avuto il piacere di visitare la mostra Toscana900 a Villa Bardini, insieme ad altre 3 blogger. E’ una mostra temporanea visitabile fino al 10 gennaio 2016, che raccoglie una serie di opere che di solito sono poco o per niente accessibili al grande pubblico.
Si tratta infatti di quadri, statue, disegni e altri oggetti, conservati all’interno di istituti bancari, istituti d’arte o addirittura case private, che in via del tutto eccezionale sono qui in esposizione.
Insomma se vi piace l’idea di vedere qualcosa di raro, non perdetevela.
Toscana ‘900
Il tema della mostra, come dice il nome, ruota attorno alla Toscana – sia come terra natia, che come luogo d’adozione – e agli artisti del Novecento. Chi sono? Quelli che si studiano poco a scuola, che a volte non sono capiti dalle masse, ma che spesso hanno rivelato una grande capacità espressiva, nonché innovativa, identica quando non addirittura superiore ai loro precedessori. La Toscana (e Firenze in primis) in tutto il mondo è nota per il Rinascimento, per Botticelli, Leonardo, Michelangelo e molti altri, ma non dobbiamo scordarci che nella prima metà del secolo scorso, proprio a Firenze si davano appuntamento le avanguardie artistiche per esplorare nuovi filoni, oltre che per “combattere” il regime fascista con le armi della cultura.
Tornando alla mostra, che si dipana fra le piccole sale di Villa Bardini, è suddivisa in varie sezioni, corrispondenti alle collezioni di 5 importanti istituzioni fiorentine, che hanno prestato le opere – Monte dei Paschi, Gabinetto Viesseux, Istituto d’arte di Porta Romana, Accademia delle Belle Arti, Biblioteca Nazionale – più le collezioni di alcuni privati, che hanno letteralmente aperto le porte di casa propria alle curatrici della mostra.
Un grazie speciale alla nostra guida, ovvero la curatrice della mostra Lucia Mannini, bravissima a raccontare aneddoti, e illustrare la storia dell’arte contemporanea con un linguaggio semplice e accessibile.
Se potete, fate una visita guidata con la curatrice, nelle date 6 dicembre, 8 dicembre e 20 dicembre 2015. Prenotazioni a mg-geri@bardinipeyron.it
Visite guidate gratis ogni weekend
Chi non fosse libero in quelle 3 date, sappia che comunque le visite guidate alla mostra ci sono tutti i fine settimana, ovviamente non con lei, senza bisogno di prenotare (in lingua italiana, mentre in inglese va richiesto prima): basta presentarsi all’orario giusto in loco.
Qui di seguito trovate il mio racconto, appunti alla mano, della mostra: se vi capita di visitare la mostra da soli, stampatevi questa pagina, magari vi aiuta!
Dal Monte dei Paschi di Siena
Nelle prima sale, le più grandi, si trovano alcuni dipinti provenienti da ciò che ha “ereditato” il Monte dei Paschi, quando acquisì la Banca Toscana. Una collezione formata intorno agli anni ’80, quando c’era la moda di arredare le banche, soprattutto le stanze dirigenziali, con opere di artisti in quel momento molto quotati, facendo al tempo stesso un investimento a prova di recessione. Quale fosse la collocazione finale di queste opere, lo si deduce dalle dimensioni!
Si fa notare l’enorme quadro di Felice Carena “La Scuola” che per 2 volte ha solcato l’oceano (fu esposto in un museo di Pittsburgh per un po’, ma poi venne acquistato e riportato in Italia), opera del pittore, di origine veneta, che nel 1924 diviene professore di Figura delle Belle Arti a Firenze, e che qui si autoritrae.
Insieme a lui colleghi e amici, in quella che possiamo leggere come una dichiarazione di poetica. Carena, grande pittore di nature morte, che ha sicuramente vissuto il tema delle avanguardie (Picasso, Cezanne) qui ritorna alla figurazione, con un nudo di donna che omaggia tante opere famose dal Cinquecento in poi.
Dall’altro lato della sala, un’opera giovanile di Ottone Rosai “I giocatori di toppa”: un soggetto preso dalla strada, come fosse uno scatto fotografico, che mostra uno scorcio povero del centro di Firenze.
Siamo nel 1928 e Rosai vuole in qualche modo lanciare una tacita critica al fascismo, decidendo di non mostrare la grandezza del regime, bensì piccole scene di gente qualunque, anche povera, magari fra mura sporche… C’è un che di paradossale fra l’episodio “piccolo” e le dimensioni monumentali che lo raccontano come se fosse un episodio di Storia.
Fra l’altro questo quadro proviene dalla collezione dell’editore fiorentino Vallecchi, che sosteneva la cultura comprando opere di artisti.
La terza opera che abbiamo ammirato è quella scelta per rappresentare la mostra: “Donne per le scale” di Antonio Donghi.
Un quadro apparentemente semplice, di grande realismo, ma allo stesso contiene elementi enigmatici: la donna alla finestra cosa rappresenta? e le due donne, vestite come se fossero appena uscite di casa, una in pantofole, cosa fanno sul pianerottolo? insomma l’artista paragonato a Piero della Francesca, e considerato “alfiere di realismo magico”, lascia gli spettatori emozionati e increduli.
Prosegue la mostra con “L’equilibriste” di Gino Severini, commissionato per arredare la casa parigina del mercante Rosenberg. Un quadro se vogliamo bizzarro che rappresenta una sorta di souvenir d’Italie – i fori romani – arricchito in maniera ironica, anche goliardica, di elementi della commedia dell’arte, o del Circo (temi amati anche da Picasso).
I nani vestiti da Pulcinella, la ginnasta sulla palla… e un Pulcinella seduto in cima a una colonna romana, dove solitamente stavano gli eroi e personaggi pubblici. Ecco come vedevano l’Italia a Parigi negli anni fra il 1928 e 1929. Il pannello è uno di 6: due sono alla Pinacoteca di Brera, uno invece al MART di Rovereto.
Dal Gabinetto Vieusseux
Una saletta è dedicata ad alcune opere provenienti dal Gabinetto Scientifico Letterario Viesseux, che in 2 secoli è stato archivio, ma anche collezione di opere d’arte; decisivo il ruolo di Alessandro Bonsanti, direttore del Gabinetto per 40 anni, che aprì le porte agli artisti del ‘900.
Il tema qui scelto è quello del ritratto: si comincia con alcuni autoritratti di Pier Paolo Pasolini.
Si può ammirare parte del mondo che gravitava intorno al salotto di Leonetta Pieraccini, pittrice e moglie di Emilio Cecchi: sul suo divano si sono seduti una gran quantità di personaggi di rilievo di quegli anni – Moravia, Pirandello, Quasimodo – che spesso vennero ritratti, fotografati, raccontati dalla coppia di intellettuali artisti.
Belli gli espositori ricchi di appunti, foglietti, piccoli disegni di questa donna, allieva di Fattori, che espose anche alla Biennale di Venezia.
Si ammirano anche le opere di Adriana Pincherle, pittrice di famiglia importante (sorella di Moravia e cugina dei Fratelli Rosselli).
Dall’Accademia delle Belle Arti
Non poteva mancare una stanza con i prestiti dell’Accademia, dove insegna proprio Felice Carena, che nel 1935 scrive una lettera agli artisti del momento, chiedendo di inviare un qualsiasi disegno, un foglio, uno schizzo a scopo didattico. Il suo obiettivo era creare una collezione che servisse da insegnamento agli allievi. Ne arrivano più di 200, da tantissimi nomi entrati nella Storia dell’Arte.
Il tema qui scelto è quello del nudo: è interessante confrontare stili e tecniche diverse.
Altrettanto interessante, e per me oggi un po’ deprimente, pensare che allora Firenze era la città dove si studiava il disegno, mentre oggi…
Dalla Biblioteca Nazionale
Un’altra saletta espone una serie di libri, seppur a volte questa parola potrebbe suonare riduttiva, prestati dalla Biblioteca Nazionale e che risalgono a un fondo privato, di Loriano Bertini, poi venduto allo Stato. In alcune teche sono raccolti dunque libri futuristi, dai formati e materiali insoliti (belli i libri di latta!).
C’è il libro con immagini surreali di Dalì, quello di Mirò con compenetrazione di immagini e testi, quello con le immagini di Kandisky (ce ne sono solo 10 copie al mondo!), quello folle di Duchamps, dove il fruitore partecipa alla creazione dell’opera d’arte grazie a 94 fogliolini da ordinare e leggere secondo proprio gusto. E ancora il libro in 3D di Andy Warhol con tanto di lattina Campbell, e così via.
Più si avanza nella mostra, più è chiara l’importanza di qualcuno che spieghi il senso di questi oggetti.
Dall’Istituto d’Arte
Procedendo nella mostra si può entrare in una minuscola stanza con alcuni lavori dell’Istituto d’Arte di Porta Romana, oggi Liceo Artistico. Per decenni simbolo dell’eccellenza artistica fiorentina, al suo interno nasconde veri e propri tesori: i lavori di studenti e insegnanti, delle varie discipline insegnate. Ecco che troviamo qui un batik con le feste fiorentine in chiave Art Decò, e alcuni splendidi bracciali d’oro anni ’30 (che non sfigurerebbero al polso di una donna oggi!). Dispiace sapere che ci sono tantissimi capolavori chiusi nei magazzini, che aspettano solo di vedere la luce del sole: tessuti, smalti, macchine per incisioni, ecc.
Le collezioni private
Chiude la mostra una sezione con opere prestate da privati. Questi quadri difficilmente potrete vederli in altre occasioni. Già le fotografie delle case che ospitano questi capolavori, meriterebbero una visita! Ovviamente i fortunati possessori sono anonimi.
Troviamo un Picasso, alcuni primi quadri di Rosai, un De Chirico insolito e beffardo, una bella bambina di Libero Andreotti, e molto altro.
L’ultima stanza, per gli amanti dell’astrattismo, vede una parete dominata dal bianco, con affiancati alcuni artisti di fama internazionale, tutti esploratori della “tridimensionalità della tela”: Fontana con le sue tele graffiate, Manzoni con la sua scatola sigillata, Castellani e Boralumi con le tele estroflesse, grazie a chiodi.
Al centro una scultura di Yasuda, erede di Henry Moore, che oggi ha un suo laboratorio a Pietrasanta, chiude… il cerchio!
Non sono riuscita a raccontare tutto, ma spero di avervi incuriosito. Anche chi normalmente non andrebbe mai a vedere l’arte contemporanea. La mostra è aperta durante le feste…
Qui tutte le info: www.toscana900.com/
La mostra rientra nel progetto dei Piccoli Grandi Musei – iniziativa di Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Regione Toscana – che vuole valorizzare il patrimonio artistico del territorio.
Toscana 900. Da Rosai a Burri. Percorsi inediti tra le collezioni fiorentine.
Fino al 10 gennaio 2016.
Costo biglietto 8 €.
Orario da martedì a domenica.
C’è anche una APP (per iOS e Android) che raccoglie 100 musei e luoghi d’arte del Novecento in Toscana.